Due biglietti per il cielo
Si procede ad ampissime falcate verso la festa del papà.
Oggi "Papà" è una parola più complicata, plurinominata, evocata a dismisura e ingombrante, perché risuona sempre di più tra le mura domestiche e sempre di meno in un giardino, in un parco, per strada.
Questa stretta e prolungata convivenza sta instillando in nostro figlio, oltre l'uso sconsiderato di insopportabili avverbi come Immediatamente e Assolutamente, l'idea malsana che mamma e papà siano a sua totale, completa e insindacabile disposizione.
Genitori e figli ciondolano nel recinto domestico al guinzaglio delle richieste assurde e degli improrogabili vaneggiamenti dei bimbi.
Alcuni dati a supporto:
Dall'inizio della pandemia sono state registrate 3.957 nuove fasi di gioco interrotte a soli 45 secondi dall'avvio. Sale a 4.638 il numero degli inviti rivolti al bambino a restare in camera a giocare un po' da solo. Il numero degli oggetti risucchiati dal divano sale a 651. Pesante anche il bilancio dello smartworking. Le interruzioni al grido di "Papà! Papà! Papaaaà!" durante le ore lavorative salgono a 1.800.
Le ore settimanali impiegate per giocare ad Acchiapparella e Nascondino salgono a 50.
Si attende il picco.
Terminata la provvista di libri sul bruco mangiatutto, di quaderni con esercizi su numeri e alfabeto. Stiamo moltiplicando gli schermi e prosciugando la socialità dei più piccoli.
Costretti in un perimetro in cui troppo, per stanchezza o inedia, è concesso, i bimbi irreggimentano, cessando di misurarsi con la fallibilità.
In questo remake della vita, in cui l'originale era tutta un'altra cosa, siamo diventati i coetanei dei nostri figli, i loro compagni di gioco, i loro maestri; i balconi sono piazze, i social sono vetrine, e le finestre di casa sono multiplex senza le code per il biglietto e il profumo dei pop corn.
Essere papà oggi è più complicato, ed è proprio quando tutto si complica che entrano in gioco gli eroi. E il papà, si sa, è il primo eroe di ogni bambino.
È il momento di dimostrarlo. Ancora per un po' dobbiamo essere quel giardino che non possono frequentare, o il cinema in cui non si può entrare. Reinventare il mondo. Restare aggrappati allo stupore.
Vediamo un po' che danno oggi alla finestra... Guarda, c'è il cielo!
Sì, papà! Mi porti a vedere il cielo?
Due biglietti per il Cielo, grazie.
"Ricordati che ci sono due differenti prese: prima c'è la presa salda della madre; dopo proviamo la presa angosciata del padre, eh." Nanni Moretti l'aveva detto. Non si è mai abbastanza pronti per diventare padri.
Sono Donato Barile, scrivere è il mio mestiere, ma fare il papà è il lavoro più complicato del mondo.
Profilo IG: https://instagram.com/quasidonato?igshid=1o01vgl2jun4e |
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