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Nostalgia istantanea

Nostalgia istantanea

Talvolta Michele resta solo in camera da letto, in culla, ad alfabetizzare il buio.
Io resto in corridoio ad ascoltarlo snocciolare nomi, verbi e cose. Numeri, lettere e parenti sono i protagonisti essenziali del suo universo, gli incipit di una narrazione allo stato larvale che non ambisce a raccontare nulla. È come avere la preistoria in scala 1 a 1.000.000 in casa.

Un piccolo neanderthaliano in pantaloncini che sfrega ostinatamente parole per cercare di accendere il fuoco d'una frase. E lotta con le consonanti dalle lunghe zanne, con le proposizioni dalla folta pelliccia, caccia parole dalla carne tenera.
"Nonna, nonno, papà, mamma, Dado, Ica, zia Ai, zia Sica. One, two, three, for, five. Lettera A, doee sei? Teddy, doe sei? "

Scintille, bagliori, lampi all'orizzonte che annunciano l'acquazzone di domande e frasi che verrà. Del ragazzo che verrà.
Qualcuno, infinitamente più saggio di me, una volta ha parlato di Nostalgia istantanea. Provo a darne una definizione: il rimpianto malinconico di quanto è appena trascorso, o sta ancora accadendo. Una malinconia in diretta, che sopraggiunge immediatamente.

Ecco dunque spiegata la mollezza dei genitori.
Strappati al presente, vivono solo di futuro e passato, e languore a tonnellate.
Con Michele ogni attimo è risucchiato dalla corrosiva prospettiva del "non sarà mai più così piccolo". "Quest'attimo non verrà mai più."

 

"Ricordati che ci sono due differenti prese: prima c'è la presa salda della madre; dopo proviamo la presa angosciata del padre, eh." Nanni Moretti l'aveva detto. Non si è mai abbastanza pronti per diventare padri.
Sono Donato Barile, scrivere è il mio mestiere, ma fare il papà è il lavoro più complicato del mondo.
Profilo IG: https://instagram.com/quasidonato?igshid=1o01vgl2jun4e 
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